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Giovan Giuseppe Cervera
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Un sabato qualunque, un sabato Indiano, il peggio sembra essere passato!

Un sabato qualunque, un sabato Indiano, il peggio sembra essere passato!

19 marzo 2011

19/03/2011 - "Where are you from, sir?" "Is AC ok, sir?" "Which company working for, sir?" "Which currency in your country, sir?" "First time in India, sir?" "How long in India, sir?"

Stanchi delle solite e tediose domande degli autisti di Bangalore? Bene, la soluzione è Unicorn Auto, nel Domlur Layout: l’unico posto dove puoi fittare uno scooter e per soli 2 euro al giorno! Per altri 2 euro ti vendono anche un casco "nuovo" di quelli usati dall’aviazione nel 1903: ed è legale.

Dopo i piaceri tardo-mattutini del Vivanta, che il lettore ben conosce, è ora di uscire a esplorare la città. Si parte da: Vivanta by Taj, Whitefield. Il primo tratto verso il centro è ITPL Main Road, che faccio ogni mattina per andare in ufficio ed è ben noto. Appresso viene Varthur Road che pure conosco bene per raggiungere Marathahalli, il posto più vicino all’hotel dove incontrare un po’ di gente. Proseguo per Old Airport Road fino a Domlur: è come stare a casa, luoghi noti, ormai. All’improvviso mi distraggo e invece di continuare dritto, prendo il Ponte per Indira Nagar. Impossibile tornare indietro per i prossimi 2Km, avverte un cartello, l’unico incontrato finora. E vabbè, che tengo da fare? Esploro Indira Nagar ... e mi perdo! Dov’è HAL Airport Road, chiedo a uno: la prossima a destra. Dov’è HAL Airport Road, chiedo a un altro: torna indietro e prendi a sinistra. Ok, devo usare il mio senso dell’orientamento: devo andare più o meno a Ovest, quindi devo tenere il sole di mezzogiorno a sinistra: allora vado dritto e prendo una stradina suburbana che passa su uno stagnetto putrido e fecondo di zanzare: la riconosco! Ci devo essere passato altre volte, il puzzo è proprio quello e infatti in pochi minuti mi ritrovo su HAL Airport Road. Ora è facile, devo solo andare dritto verso il Victoria Layout, è vicino a Richmond Road, dove abitavo l’altra volta.

Cazzo, devo fare benzina!

Il secondo cartello che incontro è: per Hosur Road gira a sinistra: bello, è proprio lì che devo andare. Mi fermo alla "Bharat Petroleum B.P-6", Hosur Road B.P.C.L. COCO R.O.: faccio il pieno, 230Rs (meno di 4 euro). Sono un mago, sto quasi per arrivare all’appuntamento e con 20 minuti di anticipo. Consulto il mio taccuino, la prossima a destra svolto: è Bannerghatta Road. Ma quando arriva la prossima a destra? Vabbè continuo, prima o poi potrò svoltare a destra. No, non posso. A Bangalore, mentre ti pare di stare al centro della città, con tanti palazzi, traffico e rumori cittadini, all’improvviso ti trovi su una strada che da noi sarebbe una provinciale. Una di quelle strade con il vuoto intorno, a parte terriccio e polveri, rari palazzi in costruzione, camion carichi di materiale edile e materiale umano. E no, non esiste possibilità di tornare indietro per Km e Km. Non sembra troppo rischioso e dunque decido, napoletanamente, di attraversare lo sparti-traffico. Chiedo un po’ ai passanti e mediando le risposte date scrupolosamente a cazzo, ottengo ancora una volta che è meglio usare il mio senso dell’orientamento. Ingarro di nuovo e mi trovo su Swagath Road. Ormai sono prossimo a Jayanagar 4th Block dove poi troverò facilmente il Maiya’s Restaurant. No, è il 9th Block, invece. Chiedo a un risciò-wala di un metro e cinquanta, barba incolta, con la faccia tutta colorata di arancione, compresi i capelli, con un bindi rosso enorme, attaccato in mezzo alla fronte, due orecchini a forma di fiore, di colore viola, e corredato di altri simboli e oggetti indecifrabili: mi dice, prendi questa via e dritto fino al tempio, il tempio! - ripete. Con uno colorato così, potevo aspettarmi diversamente? Poi vai a sinistra, sempre dritto. E infatti ecco il: Maiya’s Restaurant.

Incontro i miei amici, Shruthi e Raghu e dopo i convenevoli saliamo al primo piano. È un ristorante storico, con il reparto dolci a piano terra. La fila per prendere il caffè, considerato il migliore della città, si estende per due isolati. Non è proprio un ristorante, in verità, mi dice Shruthi, ma un posto dove preparano snack che gli Indiani consumano in qualsiasi momento del giorno. Sono ormai le 4 del pomeriggio e stranamente non ho ancora fame: iniziamo comunque a mangiare con un preparato di curd (yogurth) dolce che copre una polpettina salata fatta di non so cosa, e croccantini: non ne ricordo il nome ma non è male. Poi arriva una masala "dosa": la "dosa" è una specie di crêpe fritta, senza uova, fatta di una mistura di farine di riso, riso soffiato ecc.: all’interno, manco a dirlo, un curry piccante, stavolta di patate. Nonostante sia già fritta nel ghee (burro chiarificato), te la servono con altro ghee caldo come condimento. Qui poi non esiste forma di cibo che non sia accompagnata da un chutney, in genere una salsina fresca, molto spesso è quella verde, a base di menta e peperoncino verde piccante. La migliore dosa in assoluto, vi giuro! Poi ancora rawa-idli (un polpettina a base di semolino) e purì (nient’altro che una frittellona rigonfia) da azzuppare nei successivi curry vegetali. Per finire, il dolce: halwa alle mandorle e zafferano, accompagnato da caffè nero bollente in bicchieri di argento. È ora di andare, Shruthi ha lezione di canto e io devo andare al National Market.

Dal ristorante è pressoché una via dritta, attraversando JC Road (dove resto bloccato nel traffico per mezz’ora), la Town Hall, l’imponente palazzo della Canara Bank, fino al Janatha Bazaar, da cui, prendendo a destra, finalmente il National Market. Una piazzetta con tantissimi negozietti per fare ogni tipo di affare. Chiedo in giro dov’è che tagliano le SIM per farne microSIM adatte all’iPhone. Mi dicono: "Ah, cerchi l’S.N. Bazar?". È un palazzone anonimo, dietro a un vicoletto animato da hindú e musulmani che consumano fritture a base di cipolle. Salendo su una strettissima rampa di scale in ferro, mi ritrovo in un mercatino chiuso dal tetto bassissimo, con tantissimi mini-negozietti di un metro quadro che vendono l’impossibile: si traffica di tutto. Dopo un po’ di domande, trovo chi vende le SIM-cutter: è una specie di spillatrice, made in China che farà al caso mio: "Chalega?" - funzionerà - chiedo, in hindi, e tutti i presenti, voltandosi sorpresi e divertiti alle parole e alla pronuncia del "sahib", rispondono in coro, ridendo: "Chalega! Chalega!". Solo 5 euro e comprende anche due adattatori per l’uso inverso. Funziona in effetti. Lascio il National Market, è ora di tornare. Mi basta trovare MG Road, è vicina, per poi ricordare a memoria il viaggio di ritorno. Da National Market, è facile, si passa per Vidhana Soudha, la sede del governo del Karnataka, e poi ... misteriosamente ancora fuori strada: un nuovo raro cartello mi informa che sto andando all’aeroporto: davanti a me, un altro vialone chilometrico dove, a notte iniziata, mi sembra di scorgere effettivamente aereoplani in atterraggio. Mi preparo psicologicamente a un imminente decollo, quando seguendo improvvisamente la luna, stasera il 10% più grande e il 30% più brillante del solito, decido di svoltare a destra, attraversando pericolosamente un incrocio di 6 stradoni, in cui nessuno segue alcuna regola, neanche logica, fisica o geometrica. È solo fortuna, se tra mille vicoletti, sono di nuovo al centro della città. Ormai è fatta, è solo questione di tempo: tra 45 minuti sarò tornato in Hotel sano e salvo, almeno credo.

Galleria fotografica

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Shruthi e Raghu sull’Honda Activa, Jayanagar, 4th Block

Commenti
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  • 02 maggio 2011 - 18:49 | Sallie ha scritto: «abbracci!!!»